Lagnusìa, di Riccardo Quadrio
Lagnusia
Approfittando dell’ancor mite temperatura che regna nelle zone del 38° parallelo nord di latitudine – vorrei parlare della “Lagnusìa”.
L’etimologia del termine, pare possa ascriversi al greco “langòn” ovvero “ritardatario”, o al latino “languidus” che sta per “inattivo, scansafatiche” (cit. Luigi Milanesi, ”Dizionario etimologico della lingua siciliana”)
Pur essendo entrambe appropriate, personalmente ritengo che la matrice greca sia più efficace a descrivere il concetto siciliano di “lagnusìa”.
La “lagnusìa” non è solo un sostantivo femminile atto a descrivere il comportamento di un individuo (così come la “pigrizia”, con cui spesso la “lagnusìa” viene banalmente confusa): è uno stato d’animo, volto ad una consapevole e autoconservativa indolenza.
Orbene, il mio iniziale riferimento alla latitudine terrestre, a riguardo, non era affatto casuale: i Siciliani (così come tutti i popoli del Meridione) sono istintivamente e necessariamente costretti a tener sempre conto di una variabile: la temperatura.
La lagnusìa, infatti, è strettamente correlata all’anzidetta grandezza; se volessimo rappresentarne graficamente l’andamento in un sistema cartesiano, posto x = T (temperatura) e y = L (lagnusìa), potremmo concludere che y cresce con legge esponenziale al crescere di x.
Non appena x = 25° (e, come può evincersi dal grafico sottoriportato, la lagnusìa ammonta a circa 14.000 unità), il siciliano prende in considerazione un’altra grandezza di fondamentale importanza: il tempo.
Il siciliano riflette sul fatto che la stessa attività potrebbe essere svolta in un altro momento, con condizioni al contorno più favorevoli, senza particolari pressioni e, soprattutto, a più mite temperatura; nel contempo, valuta la reale importanza dell’attività da svolgere, ovvero se sia così indispensabile per la propria esistenza tanto da impedirgli di stare in poltrona a godersi un determinato momento di tranquillità e di relax.
Per esempio: mentre sono in veranda, comodamente seduto sulla sdraio a godermi il fresco, ricordo che i croccantini del cane sono finiti e che dovrei fare un po’ di spesa, ma mi trovo in preda della lagnusìa.
Fra me e me, faccio queste considerazioni:
“Ma perché, stasera io e Tano non ci possiamo mangiare un poco di pasta con l’olio? Per una sera, che succede?”; “Domani, quando esco dall’ufficio, passo dal supermercato e compro quello che serve… ora mi scrivo la lista…”; “Anzi, no… la lista della spesa me la scrivo domani mattina, a mente fresca, mentre prendo il caffè…”; “No, di uscire ora non se ne discute neanche… non ne vale proprio la pena….domani se ne parla…”
P.S. “Non fare oggi quello che potresti fare domani” (cit.)
Riccardo Quadrio
le nostre “idee” sul siciliano:
http://www.palermofelicissima.it/2018/04/18/1625/
http://www.palermofelicissima.it/2018/04/12/1574/
http://www.palermofelicissima.it/2017/09/29/noi-palermitani/
(foto marcello mussolin)