I Pupi, di Paola Pace La Pegna
I Pupi, di Paola Pace La Pegna
Quando per caso o per altrui errore, ti ritrovi in un posto che volevi visitare da tempo, ed allora quasi quasi sei contenta, della ‘mancanza di sinergie e comunicazione’…
Mi è successo qualche giorno fa, quando, invece di godermi una guidata visita storica-archeologica della chiesa di S. Maria della Catena, son finita poco lontano, a farmi un giro molto meno ortodosso, ma non per questo meno piacevole od interessante al museo dei Pupi.
E visto che, nella prima parte della visita ho avuto una preparatissima guida, e nella seconda ho potuto gironzolare, intrufolarmi e toccare come piace a me, la considero un esperienza ‘guadagnata’, e non raccattata…
Tanto.. ‘La Catena’ non scappa… e mi aspetta.
Dunque.. quel sabato pomeriggio, puntualissimi ci trovammo davanti alle scale della famosa chiesa, con l’amara sorpresa di trovare il cancello chiuso, perché “…quel pomeriggio lì c’erano dei problemi alla condotta idrica della zona, ed avevano chiuso l’ acqua…” scordandosi di avvertire il gruppo che aveva prenotato la visita.
Questo può essere uno scandalo in molte città del mondo…
A Palermo, dopo un minimo disappunto iniziale, interviene la ‘palermitanitudine’, che ti fa consolare chi aveva organizzato tutto e si sente in colpa (..un ci fa nienti, ci vinemu n’atra vota…) e ti fa cercare una soluzione alternativa in tempo reale.. e figurati se non si trova qualcosa.
Detto-fatto.
Piazza Antonio Pasqualino, sì e no venti passi a piedi, e troviamo l’omonimo museo delle marionette.
O meglio… ‘Il Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino’.
Entriamo in blocco, una dozzina di adulti, vocianti ed allegri come una scolaresca che si è evitata una pallosa spiegazione e si ritrova a ricreazione (e sì che la visita alla ‘Catena’ era stata scelta ed attesa tanto, ma ormai ci stavamo godendo la possibilità di chiacchierare ad alta voce a dispetto del luogo sacro) e, biglietti alla mano, saliamo al primo piano, dove ci pregano gentilmente di fare silenzio (pure qua!), perché nella stanza-teatro stanno facendo una rappresentazione per i più piccoli, e nell’improvviso silenzio si sentono duellare Orlando e Solimano, o chi per loro..
Ci viene incontro una guida non richiesta, la dolce Silvia, che capíta al volo la situazione, ci ‘prende per mano’ e ci porta nel fantastico mondo di Marionette, Pupi e Burattini, spiegandocene la storia e le differenze.
Per esempio, lo sapevate che esistono pupi palermitani, catanesi e napoletani, e che la differenza sta nelle dimensioni (80 cm circa i ‘palermitani, 1 metro i ‘napoletani, e ben 140 cm i ‘catanesi’ molto più pesanti, ma col ginocchio rigido, contro quello articolato dei cugini)?
E che ciò che contraddistingue un pupo da una marionetta sono i comandi, ‘ a fili’, retti da una crociera in legno, con solo un gancio centrale che regge la testa le une, mentre gli altri hanno un ferro che aggancia testa e busto, e nella versione siciliana (per i combattimenti) con un altro ferro che comanda anche il braccio destro, e solo un filo per il sinistro?
I burattini, invece, si indossano come un guanto e si comandano da sotto, quindi… il nostro Pinocchio è un falso storico.
Silvia ci ha raccontato anche che i Pupi come li intendiamo noi, i ‘Paladini dell’ antica Francia’, Orlando, Angelica, Rinaldo e compagnia bella sono SOLO siciliani, perché i pupi napoletani si rifanno alla società dell’800, con tanto di abbigliamento dandy o popolano, mentre se si guardano le marionette provenienti da altri paesi, troviamo le ‘asiatiche’, a tema religioso-mistico e le ‘americane’, con le fattezze dei divi degli anni ’40/’50.
Abbiamo poi saputo che tutto quello che si svolgeva davanti ai nostri occhi, lo si doveva alla ‘passione’ del Dottor Pasqualino, cultore della storia dei pupi che negli anni ’50, avendo saputo della chiusura di un grosso teatro del settore, dagli States dove si trovava, rientra a Palermo per acquistarne in blocco quel patrimonio storico fatto di legno, metallo e stoffe colorate, impedendo che fosse distrutto e gettando di fatto le basi per il futuro museo, che sarebbe nato nel 1975, e che oggi porta il suo nome.
Il resto del giro l’ho impiegato toccando lo scudo di Rinaldo e la gonna di Bradamante, sua sorella, unica ‘paladina’ donna e sicuramente femminista ante litteram, criticando la bella Angelica, troppo ‘principessa’ per i miei gusti, scuotendo il turbante dei paladini mori, scattando foto alle famigliole di turisti stranieri, ammirando i ‘teatrini della ombre’ dell’ antica Cina, e divertendomi a girare le teste delle marionette ‘bifronte’ della Bella epoque… proprio come una studentessa in gita mentre i prof sono distratti..
In fondo, l’importante è rimanere bambini dentro, ed a me questo è riuscito bene.
Alla prossima…
Gli altri contributi di Paola:
http://www.palermofelicissima.it/2018/04/14/a-palermo-ce-un-mare-dolce-di-paola-pace-la-pegna/
http://www.palermofelicissima.it/2018/03/18/santoliva-di-paola-pace-la-pegna/
http://www.palermofelicissima.it/2018/02/20/lo-sfincionaro-paola-pace-la-pegna/
http://www.palermofelicissima.it/2017/12/11/succede-palermo-paola-pace-la-pegna/
(testo e foto di Pala Pace La Pegna)