Villa Palagonia (1737), la Villa dei Mostri. di Ruggero D’Alessandro
Villa Palagonia
Cosa spinga un autore, sociologo, politologo, umanologo, cazzologo, ma soprattutto “melino” – cosa che per me che lo commento assume rilievo preponderante – a permetterci di condividere i suoi parti letterari, proprio non riesco a capirlo.
So cosa spinge noi a pubblicarlo: non abbiamo niente da scrivere e ci risolve un sacco di problemi. Quindi se pubblichiamo il suo ultimo romanzo “L’isola Infinita” a puntate, una per capitolo, ci siamo risparmiati un bel po’ di lavoro per le prossime settimane.
E fu così che il buon Ruggero D’Alessandro mi tolse l’amicizia. Quella vera, non quella “fasana” di Feisbuc. (Credo che se dovessimo tradurla in greco antico, questa frase, dovremmo usare l’Aoristo, mi farò supportare da Marcello detto il Troisi, quello bravo. Io ANDAVO al Meli, mica studiavo il greco….)
Ora rimedio e scrivo seriamente del prof. D’Alessandro.
Ruggero è un amico ed è pure un professore, uno scrittore, un sociologo (chi più ne ha più ne metta) che ad oggi ha pubblicato 22 libri. Ma è pure palermitano ed anche se dai monti della Sguizzera dove vive (veramente non lo so se a Lugano ci sono i monti, boh) non si vede Mondello, lui ci pensa sempre.
Il suo ultimo libro è una sfida: parla di Bagheria, della Bagheria di suo padre, della Bagheria della Villa dei Mostri e … dov’è la sfida? Il libro è pubblicato … a puntate sull’internet. Su https://Isolainfinita.it
Aggratis.
E sì che io gli altri suoi libri li avevo presi su Amazon. Chiederò il rimborso.
E’ ovvio che non lo pubblicheremo tutto, ma con certa cadenza “ri-pubblicheremo” i capitoli del libro che Ruggero avrà la pazienza, nel frattempo, di trascrivere sul suo sito “isolainfinita.it”.
Intanto “partiamo” con la “sua” Villa dei Mostri, raccontata da lui stesso medesimo di persona personalmente.
Così, lui scrive e noi ci prendiamo i like. Siamo furbissssssimi !
(MM)
Villa Palagonia
La villona tardo barocca che anima il romanzo, Wikipedia la presenta in apposita scheda (lo dico da co-proprietario di un misero, eppur splendido, cinquantesimo della medesima).
La scheda risulta esaustiva, essendo articolata in otto voci. Ed è anche poliglotta giacchè si presenta tradotta nelle seguenti dieci lingue: italiano, tedesco, inglese, francese, polacco, russo, ceco, bulgaro ? (i caratteri sono cirillici ma il dubbio deriva dalla mia ignoranza delle lingue slave) e addirittura in piemontese e in latino. Strano siano presenti questi ultimi due idiomi – un dialetto e una lingua morta (absit iniuria verbis!) – e non spagnolo nè arabo, o magari cinese.
L’indirizzo la dà sita in piazza Garibaldi al civico 3 (luogo di cui parlo più volte nel romanzo). Wiki ne fornisce perfino le coordinate; che qui riportiamo fedelmente (gente seria siamo, noi siciliani). 38° 04’ 46.78“ N 13° 30’ 41. 23“ E. Qualcuno pensa che la villa si trovi a Palermo o dintorni, mentre è in territorio orgogliosamente bagherese.
Bagheria, infatti, pur non essendo sempre stata città di 55.000 anime (censite al 30.04. 2017), ha tuttavia posseduto e possiede giusta considerazione di sé. Il maniero è quindi assolutamente baariòta – guai a dire bagherese ad un suo abitante, a meno che non sia un trapiantato o un emigrato. Nel qual caso è obbligatorio designarlo in dialetto con il termine baarese.
L’edificazione del suddetto maniero si colloca fra il 1715 e il 1737, la realizzazione è opera dell’architetto Tommaso Maria Napoli, mentre l’idea risale al principe Ferdinando Francesco I Gravina Cruyllas di Palagonia.
Le statue poste sulle mura di recinzione sono progettate dall’estro (a volere essere cauti nella terminologia) del nipote di sua eccellenza reale Ferdinando Francesco II, detto Il negromante.
Piccola notazione che sconfina nell’attualità: i genitori del fantasioso disegnatore di sculture semimostruose sono Ignazio e Margherita Alliata. Dacia Maraini, la nota scrittrice, è figlia di Topazia Alliata, discendente di Margherita. Sospetto un legame di parentela fra la suddetta Dacia e me medesimo: ma dovrebbe ridursi, come direbbe il buon Fantozzi, ad una “triscuginanza laterale” e nulla più.
Altre informazioni le trovate nelle prime pagine del libro: del resto se non mi fosse saltato l’idea di scriverlo non mi sarei certo disturbato a far realizzare da un ottimo ingegnere informatico questo sito web.
Quanto alla fama della costruzione settecentesca, sia sufficiente sapere che il sommo Goethe si ispira alla sequela di mostri per la scena nella Walpurgis Nacht del suo Faust – oltre a parlarne diffusamente nel Viaggio in Italia. E adesso, sempre che siate interessati, godetevi le foto e magari cominciate a sciropparvi il romanzo – sempre che non abbiate meglio da fare, s’intende.
In caso di lamentele, improperi, denunce morali (e mettiamoci magari qualche generosa lode) provvedete a scrivere nella supposta area sulla pagina principale del sito.
(testo e foto di Ruggero D’Alessandro dal sito isolainfinita.it)