Museo del Caffè Morettino, di Paola Pace la Pegna

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Sabato sono andata al museo
E già questa di per sé è una bella cosa..
Il museo è un luogo dove comunque si impara qualcosa.
In genere l’arricchimento è indirizzato dal tipo di museo.
Si avrà qualche nozione scientifica, o artistica, o storica in più, secondo il tipo di museo che si è visitato..
Ma io sono stata più fortunata…
Io sono stata in un museo dove, in una visita che doveva durare circa due ore (e ne sono filate via velocissime tre abbondanti) , mi hanno parlato di storia, geografia, religioni,
costumi, biologia, sociologia. Ed anche diritto!
Io, grazie alle ‘Vie dei Tesori’, sono andata a visitare il ‘Museo del Caffè Morettino’, dove grazie allo straordinario padrone di casa Arturo,
della terza generazione dei Morettino (che mai avrei pensato fosse un cognome, e non solo il nome d azienda), ho ascoltato come se fosse una favola, la storia di una famiglia palermitana che si intreccia nei decenni, per commercio, ma soprattutto per passione, con la storia della bevanda più consumata al mondo, dai poli all equatore… una storia che comincia con una botteguccia di droghe e spezie con annessa casa al piano di sopra (le tanto care ‘casa e putia’ di una volta), in una borgata col treno che passava in mezzo o quasi (S. Lorenzo Colli), e continua con una famiglia ancora tutta cuore e passione per il proprio mestiere i cui componenti girano il mondo per assicurarsi la migliore qualità della nostra ‘tazzina’, per tornare ogni volta in quella borgata dove la botteguccia è diventata una moderna fabbrica anche di sperimentazione, e dove già si muove la quarta generazione
E chi sapeva che….
il fiore della pianta del caffè fiorisce quando piove, e che dalla pianta al seme ci vogliono 9 mesi, come per fare un bambino..
Che il semino diventa chicco tostandolo con solo aria calda.. che il fuoco non tocca mai il germe direttamente.
Che se noi oggi beviamo la scura bevanda, lo dobbiamo a delle caprette etiopi, il cui pastore notò che dopo che mangiavano le foglie e le bacche di un certo arbusto saltellavano senza stancarsi, e per questo all inizio si pensò che fosse una pianta messa lì dagli spiriti maligni..
Benedetto il sacerdote che dopo aver essiccato, sminuzzato e gettati nel fuoco foglie e bacche, ed averne aspirato gli effluvi, scoprì che non era una pianta diabolica, anzi..
Ho imparato che il primo caffè si beveva ‘per infusione’, e ‘per colazione’ (nel senso che l acqua scendendo colava sui chicci macinati e si otteneva un antenato del nostro espresso..).
Ho visto anche l ingegno dell uomo applicato al caffe, ammirando minuscole caffettiere da viaggio con annesso macinino e tazzine, così piccoli da stare in un taschino…
Ho scoperto che già negli anni ’20 qualcuno inventò la caffettiera con la sveglia, un congegno oggi antidiluviano, che però consentiva, al suono della sveglia, per mezzo di fili e molle, di svegliarsi con l aroma ( ed a seguire il gusto) del cafè più importante del giorno, quello del buon mattino (che deve essere di miscela , ‘robusta’, non ‘arabica’, che è più aromatica ma meno forte, mi raccomando)…
Ho visto le primissime espresse’ da bar
Insomma.. potrei dilungarmi ancora tanto.. ma mi fermo.
Preferisco ringraziare la mia amica Gabriella (Felicissima anche lei), che mi ha coinvolto in un ‘itinerario dei Tesori’ che non avrei mai scelto per mia iniziativa, e consigliarvi una visita che è, Calda, Comoda e Coinvolgente come le tre C che secondo i palermitani un buon caffè deve avere (anche se le 3C del nostro ‘cafè’ sono leggermente più…. Colorite)

 

Museo del Caffè Morettino

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