La Leggenda di Colapesce, di Valeria Paleologo
La Leggenda di Colapesce, di Valeria Paleologo
Anni fa con i miei alunni abbiamo riscritto e drammatizzato La LEGGENDA DI COLA PESCE, nell’ambito del progetto “La scuola adotta la città” (oggi “Palermo apre le porte”).
Notevole per dei bambini di quarta elementare la scrittura in dialetto.
Eccovela:
Molti sono i miti, le leggende, le fiabe che parlano della Sicilia e della sua storia. Uno , conosciuto in tutto il mondo, ci sembra particolarmente suggestivo e ve lo vorremmo raccontare nella versione che ci è piaciuta di piu’.
Si tratta della leggenda di Cola Pesce. Si narra che la Sicilia poggi, nelle sue tre punte, su tre colonne di cui una pericolante a causa del continuo contatto con la lava che fuoriesce dal vulcano Etna e che questa colonna sia sorretta da un giovane di nome Nicola: è’ proprio lui il protagonista della leggenda che stiamo per narrarvi. Ma procediamo con ordine……
Vi vogghiu cuntari nu cuntu anticu assai che parra ra Sicilia e ru so mari, nu mari accussi’ beddu, accussi’ pulitu… a ddu tempu… ca tutti facia nnamurari.
E c’era nu carusu, beddu comu u suli, accussi’ nnamuratu ri stu mari ca ci natava uri e uri e iucava cu li pisci e cu li sireni. Ma cuntamu daccapu picchi…oramai pochi parranu u dialettu.
Tanto, tanto tempo fa, in un tempo cosi’ lontano da non potersi quasi ricordare, viveva in un paesino vicino Messina una famiglia modesta modesta, modestissima direi. Abitavano in una misera casa vicino al mare. Il più piccolo dei numerosi fratelli si chiamava Nicola, ma tutti lo chiamavano affettuosamente Cola. I suoi familiari vendevano il pesce pescato nel vicino mare e pane fatto in casa per guadagnare qualcosa e poter sopravvivere.
Cola, invece, passava ore e ore sott’acqua a nuotare, a giocare con i pesci e le sirene, ad ammirare le sconfinate distese di coralli.
aviti a sapiri che quannu i so frati iccavanu pisci viva dintra a cesta, iddu… i pigghiava e i iccava ntu mari.
Picciottu sciaguratu! Unnu sapia chiddu chi avia a succidiri…
E’ vero, Cola amava a tal punto i pesci che il solo pensiero di vederli soffrire nella cesta in cui venivano posti per essere venduti gli faceva venire i brividi, raggrinzire la pelle e a volte lo faceva piangere, così’ non poteva resistere alla tentazione di riprenderli e liberarli in mare.
Madre: Cola,sciaguratu,chi facisti? Tu nati e iochi e noi travagghiamu tuttu u iornu!
Quando Cola restava in acqua piu’ del solito, la madre disperata lo chiamava.
Madre: Cola… unni si? Arricampati, nesci ru mari e vieni a travagghiari… ciatu ri matri.
Ma il mare sempre esercitava il suo fascino e il suo forte richiamo sul ragazzo
Creature marine : Cola, Cola… Cola:
Sirena: Sono la sirena che tutto il mondo ammalia!
Stella marina: E io sono la stella che splende nei fondali marini! Presto, vieni…ti aspettiamo. Gioca con noi a nascondino tra scogli e grotte. Le alghe ti faranno il solletico e conoscerai tanti amici pesci, grandi e piccoli, che ti accompagneranno a esplorare i fondali marini. Tonni , pesci spada, polpi, sgombri, sardine, acciughine… aspettano solo di giocare con te.
Sirena: Lascia perdere tua madre , non darle ascolto! La vita nel mare è divertente e appassionante, molto più bella di quella sulla terra. Con noi sarai libero di nuotare e conoscere le meraviglie del mare. E poi… guarda come siamo belle noi creature marine!!
Pesce: Vieni, Cola… forse preferisci giocare con me ad acchiapparello? Andiamo a chiamare gli altri amici. Prendimi, se sei capace… Facciamo tana su quello scoglio. Come, quale? Quello lì in fondo, ricoperto di coralli. Vedi… dove nuota quel branco di cavallucci marini.
E il mare sempre attirava Cola come una calamita.
Un giorno che piu’ del solito la madre lo aveva chiamato e meno del solito il ragazzo l’aveva ascoltata, la donna cosi’ esclamò:
Si tu non nesci ra stu mari… che tu possa addivintari pisci!!!!
La madre non lo pensava davvero, era soltanto accecata dalla rabbia e dalla disperazione, ma dovete sapere che, purtroppo, nelle leggende le maledizioni si avverano e così’ accadde.
Aveva appena pronunciato queste parole maledette che Cola si trasformò, diventò mezzo uomo e mezzo pesce, con le dita palmate e le branchie alla gola.
Cola,figghiu miu,che t’assuccidiu?Unni si?Picchi un tuorni?
Padre: Ah……stu carusu! Sempre a natari… è la ruina da so famigghia!!!!
Madre No,maritu miu. Sugnu sicura,mu sentu dintra l’ossa.Qualchi cosa di tirribili assucciriu….
Padre Ah, nui puviri mischini… ah, nui puviri dispirati… figghiu, figghiu…
Gente: Bedda matri! Fimmina sventurata! Che facisti?U to figghiuzzu, beddu come u suli, Uora addivintau menzu uomo e menzu pisci.Povera matri! Che focu ranni!!!!Uora Cola passerà a so vita a firriari ntu mari… autru chi turnari a so casa!! Pi Cola u mari è na calamita: u pigghia e si lu tira finu unfunnu.
Padre Cola, picchi nun sintisti a to matri? Comu fazzu a viviri cun figghiu menzu pisci?!? Sugnu dispiratu.
Gente Nun vi preoccupati………vostru figghiu , anche se è un pisci, v’arristirà sempre nta lu cori.
Così Cola non tornò più casa, stava dentro il mare quanto gli piaceva perchè’ respirava come i pesci e passava l’intera giornata nei fondali marini, fra grotte e scogli, a giocare con le sirene. Girò tutti i mari del mondo, ma alla fine tornò nel mare siciliano.
Qui recuperò il tesoro di un’antica nave affondata in quelle acque e lo regalò alla gente del luogo.
Quando emergeva tutti lo applaudivano e lo chiamavano Cola Pesce:
Stu caruseddu accussi’ bravu e accussi’ sapuritu! Quanti tisura, quanti muniti d’oro ci arrigalò.
Na vota scinniu nu funnu ru mari, dra sutta, unni c’è Lipari, e s’arricampò con cinqu anfuri d’oru. Aviti a sapiri che… ‘a me figghiuzza stava mali e nun avia piccioli pi li duttura … se ci pìnsu… mi s’arrizzanu i carni…..e stu picciutteddu m’aiutò
La sua fama cominciò a crescere…a crescere…a crescere finchè si diffuse in tutto il Mediterraneo e arrivò fino alle orecchie del Re. Questi, venuto a conoscenza delle imprese dello straordinario giovane mezzo uomo e mezzo pesce, lo volle incontrare e mandò un suo ambasciatore al faro vicino al quale Cola nuotava abitualmente.
Ambasciatore: Nobile giovane, straordinaria creatura, vedi quelle navi laggiu’?Appartengono al Re e a sua moglie la Regina che sono venuti a conoscenza delle incredibili imprese da te compiute e vogliono incontrarti personalmente.Perciò ti invitano alla loro nave.
Cosi’ Cola, ubbidendo a quell’invito che non avrebbe mai potuto rifiutare,si avvicinò alla nave del Re.
C: Buongiorno maestà, perchè mi avete mandato a chiamare?
Re Dicono che sai nuotare come un pesce e che per te il mare non ha segreti. E’ vero?
C-: Sì, sua maestà. Il mare è la mia casa e lo conosco come le mie tasche.
Regina: Vogliamo metterti alla prova… getterò questa coppa d’oro d’inestimabile valore nel mare: tu riportamela. Se lo farai sarai generosamente ricompensato!
Cola si gettò elegantemente nel mare e in pochi minuti riportò la coppa d’oro alla Regina che lo ricompensò regalandogliela.
Dopo alcuni giorni,il Re lo mandò nuovamente a chiamare e gli chiese:
Da sempre ho in mente un pensiero che mi tormenta. Voglio sapere com’è fatto il fondo del mare e come vi poggia la Sicilia.
Cola volle soddisfare i desideri del Re, s’immerse, rimase in fondo al mare parecchio tempo e, quando riemerse, apparve stanco e stravolto.
Regina: Cos’hai scoperto Cola? Hai un pessimo aspetto. Devi aver visto qualcosa di tremendo.
C. Infatti, maestà. Nel fondo del mare ho visto caverne profondissime. Per quanto riguarda la Sicilia, tre sono le colonne su cui poggia la nostra isola, ma mentre due sono intatte e solide, l’altra è vacillante perché un fuoco perenne, che si trova fra Catania e Messina, la consuma.
Reg: Ma via, Cola… non è possibile!
Re: Un fuoco sott’acqua… si spegnerebbe!
Cosi’ il sovrano pretese che Cola gli portasse come prova un campione di questo fuoco, per vedere com’era fatto.
C: Maestà, è pericoloso. E’ un’impresa che neanche io mi sento di affrontare.
Regina: Non posso crederci, sei un impostore… altro che Cola Pesce!
Re: Confessa, tu hai paura, non sei coraggioso come dicono!
C: Paura….io? Anche il fuoco vi porterò. Se non tornerò entro poche ore dal fondo del mare, non tornerò mai più’.Tanto, una volta o l’altra bisogna pur morire.
Cola, non andare… è troppo rischioso!!! Sotto quelle enormi grotte, esistono gorghi che ti risucchieranno. Non potrai più tornare in superficie. Vedranno l’acqua colorarsi del tuo sangue… Lascia perdere la sfida del re, hai già dimostrato a tutti il tuo immenso coraggio. Desisti da questa impossibile impresa, sii prudente!!!
Ma Cola non ascoltò i saggi consigli della gente e si gettò a capofitto nel mare. Passarono le ore ed egli non riemergeva. La gente lo aspettava con il cuore diviso tra la paura e la speranza e tutti lo chiamavano:
Cola,Cola…….poveru figghiu! Chissà chi fini facisti! Stu malidittu mperaturi ca ti volli sfidari!
Cola era disceso fino al fondo,dove l’acqua prendeva i riflessi del fuoco e piu’ avanti, dove ribolliva, cacciando via tutti i pesci e consumando la terza colonna della nostra Trinacria, li Sicilia appunto.
Che cosa successe laggiù? Non si sa. Cola non riapparve mai piu’.
Tre sono le ipotesi che sono state fatte sulla conclusione di questa appassionante vicenda: la prima, la piu’ triste, alla quale non vogliamo credere, è che Cola sia davvero morto; la seconda è che abbia incontrato una bellissima sirena di cui si sia perdutamente innamorato e che abbia deciso di non riemergere piu’.
La terza, la più’ suggestiva e quella a cui ci piace credere, è che si sia accorto che la terza colonna su cui poggiava la Sicilia stava per crollare e la volle sostenere, cosi’ come la sostiene ancora per evitare che la nostra bellissima isola sprofondi nel fondo del mare.
Maestà….sugnu ccà
‘nta lu funnu di lu mari
ca nun pozzu chiù turnari.
Vui pregati a Maronna
Staiu rigennu a culonna
Ca sinnò si spezzerà
E a Sicilia sparirà
Su passati tanti anniCola Pisci è sempre là
La leggenda di Cola Pesce ha precisi riferimenti storici. Il re di cui si parla potrebbe essere, infatti, Federico II, il quale, nella primavera del 1221 si sarebbe messo in viaggio attraverso il mar Mediterraneo per trovare uno sposo alla sua giovane figlia.
La principessa non desiderava andare in moglie ad un uomo ricco e nobile,ma desiderava un marito che fosse nobile d’animo e di cuore generoso e che dimostrasse un grande coraggio nel compiere le imprese più difficili.
Sembra, inoltre, che a quei tempi sia vissuto davvero,vicino Messina, un giovane di nome Nicola , che sia stato un abilissimo nuotatore e che abbia sfruttato le sue capacità per disincagliare le reti dei pescatori, recuperare attrezzi e tesori sommersi nel fondo del mare, portare messaggi da una sponda all’altra dello stretto.
Quando l’imperatore sentì parlare di Cola ,pensò che fosse degno dell’amore di sua figlia e volle metterlo alla prova.
(n.b. Immagini da web )