L’acqua Egeria è una schiappa! – racconto di Fabio Pellegrino
Il quartiere di Via delle magnolie non faceva eccezione rispetto altri, in quanto a giochi di strada.
I ragazzini di quella zona si incontravano nei cortili dietro i palazzi oppure alla chiesa di Regina Pacis o al Don Bosco, dove c’erano dei Cine parrocchiali che proiettavano splendidi film d’azione (rigorosamente B-movies!) quali “Giasone e il Vello d’Oro”, o “I giganti della Tessaglia”, film in cui Sansone e Maciste potevano apparire anacronisticamente al fianco di Zorro per sollevare le sorti del popolo oppresso e portare la città alla vittoria. Bellissimi…
Noi ragazzini di allora, così come i ragazzini di oggi, preferivamo però le competizioni dirette, sfidando gli amici a giochi svariati e fantasiosi. Giochi alla Console di oggi, giochi da tavolo di allora.
E se il gioco non c’era? Beh, allora lo si inventava. Bastava avere un cortile o un marciapede e qualche biglia o tappo di bottiglia.
Fabio abitava in Via Delle Magnolie ed io, a circa 200 metri, tutti i sabati bighellonavo in Via Principe di Paternò sotto casa della nonna materna.
Le magnolie erano ancora basse e, dal suo giardinetto al pianterreno, Fabio le vedeva crescere mentre giocava con gli amici e si faceva chiamare “Sabio” dai compagni di gioco.
Nel cortile dietro il giardinetto giocavano gli amici e i compagni, perché quel palazzo aveva un cortile interno. Il cortile era perfetto per i giochi da marciapiede ed essendo interno, lasciava tranquille le mamme.
In quel periodo scoppiò la moda delle acque frizzanti, la famosa “Soda” d’oltreoceano, moda che dura anche oggi: Liscia, gasata o….
Oppure liscia per fare tanta “plin-plin”. Insomma: per tutti i gusti.
Nei salotti delle case entrò di moda il mobile bar, dove si conservava il flacone del “Seltz”, …che poi era acqua frizzante fatta al momento, però molto chic!
Di acque frizzanti ce ne erano di tantissime marche, forse più di oggi. Alcune, tipo l’acqua Ciappazzi, erano così frizzanti che facevano letteralmente schizzare gli occhi fuori dalle orbite. La Ferrarelle era moscia (come oggi), altre solleticavano il naso. Poi c’erano le acque spettacolari tipo l’Idrolitina o la Frizzina Ferrero: versavi il contenuto di una magica polvere bianca, tappavi la bottiglia, agitavi e… puff! Acqua frizzante subito pronta a tavola. Fantastico.
Tutti la chiamavano: acqua Minerale.
Si, lo so, la minerale è liscia, però col termine Minerale si sottintendeva la frizzante.
Adesso c’è un apparecchietto molto “hi-tech” che la produce in casa. E’ a norma, ha tutte le certificazioni, bla, bla, bla, costa di più… ma il risultato è praticamente lo stesso.
Le acque più famose erano: Fiuggi, Crodo, Egeria, Ciappazzi, Boario, Sangemini, Claudia (scritto CLAVDIA), etc.
Le finestre delle cucine del palazzo dove abitava Fabio si aprivano sul cortile interno e, quando qualche inquilino stappava una nuova Minerale, gettava il tappo di sotto, senza curarsi più di tanto delle buone maniere e della raccolta differenziata!
Ma per Fabio ed i suoi amici era una ricchezza: i tappi si raccoglievano e ci si giocava al mitico gioco dei tappi.
Il gioco dei tappi consiste nell’utilizzo di tappi a corona per compiere sfide di precisione e potenza. La sostanziale abilità consiste nel lanciare il tappo poggiato sul piano di gara con la corona verso l’alto, mediante un colpo delle dita, facendo in modo che il tappo percorra la distanza voluta senza che si capovolga.
Ogni quartiere e scuola ha i propri regolamenti e schemi (anche oggi), e Fabio giocava a Bella o Doppio, dove si doveva vedere chi raggiunge la distanza maggiore partendo da una linea segnata sul terreno. Chi vinceva prendeva i tappi degli avversari per la propria collezione, perché i tappi si collezionavano. E’ uno dei giochi antichi ma non vecchi.
Si trascorrevano così interi pomeriggi, intercalando altri giochi. Si interrompeva per la merenda e poi si riprendeva, magari con le figurine.
Capitava che fra i tappi buttati dalla finestra del distinto Condomino ci fossero i tappi dell’acqua Egeria che, per qualche strano motivo, non scorrevano bene come gli altri, per cui Fabio ammoniva gli altri a non usarli, dicendo: attenti, l’acqua Egeria è una schiappa!
Da un racconto di Fabio Pellegrino, che ha scelto anche il titolo per questa storia vera.
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