È giusto parlare di politica a scuola?

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La politica fa parte del nostro quotidiano e anche chi se ne disinteressa deve farci i conti costantemente.

Il problema secondo me non è parlarne, ma il modo in cui se ne parla.
Mi è capitato di sentire professori esprimere idee proprie – condivisibili o condannabili – ma é esattamente questo il comportamento che dovrebbe essere evitato.

Ritengo che il ruolo del professore, quando si trattano argomenti di questo tipo, debba essere solo quello di riportare la realtà dei fatti, in maniera oggettiva. Non tutti ne sono capaci.

D’altro canto non è possibile che non si parli di politica in una scuola dove si insegna storia delle civiltà, storia delle letterature italiane e straniere, storia dell’arte, (anche storia della filosofia), si eviti di parlare delle poleis greche, dell’impero romano, della dialettica religiosa medievale, delle guerre di religione, delle rivoluzioni inglese, americana, francese, russa, di nazi-fascismo e di anti-fascismo, di globalizzazione, di razzismo, di ecologia…

Sarebbe un controsenso.

Pure, l’opinione politica raccolta “ad orecchio”, “a buonsenso”, crea concezioni spesso superficiali e in grado di assorbire la propaganda populista.

Già dagli anni ’70 si svolgeva nelle scuole la formazione politica. Non a cura dell’Istituzione Scolastica, bensì a cura di organizzazioni sindacali che svolgevano attività interna alle scuole. Ciascun gruppo sindacale aveva i suoi studenti-rappresentanti.
All’interno delle scuole si organizzavano gruppi di informazione, si preparavano manifestazioni e cortei, si partecipava alle assemblee.
Al momento questa attività sembra apparentemente ridimensionata.

Esistono le scuole di formazione politica ma è poco probabile che uno studente, finiti i compiti, si rechi presso la struttura di formazione…
Basta navigare sul web per trovare siti e informazioni che annunciano a ripetizione scuole e corsi di educazione politica.
Quasi sempre si esauriscono in lezioni-conferenze tenute da un relatore, organizzate nei fine settimana, con la platea di iscritti che si limita ad ascoltare e applaudire i relatori di turno. Possono durare due mesi, sei mesi, un anno o due, poi scompaiono.

È giusto parlare di politica a scuola?
Alla domanda rispondo di si.

Non credo che siano importanti tanto la posizione e l’orientamento politici quanto il far crescere nei giovani una cultura politica basata sui fatti.
Quale che sia la scelta politica fatta.

Un Gruppo, Movimento o un Partito non dovrebbe essere visto come una squadra per cui tifare con spirito sportivo.
La formazione politica da giovani potrebbe aprire l’angolo visivo “politico” da adulti.
E’ banale ma dovrebbe servire a formare una futura classe politica più preparata e competente di quella attuale.

Marcello Troisi

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