27Gennaio Giorno della Memoria

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Credo che su questo argomento sia stato scritto tutto il possibile, allora iniziamo dal significato del termine Olocausto per poi passare alla storia del Binario 21 e per concludere visitiamo con il pensiero il Monumento in memoria delle vittime .

da “Treccani”

Olocausto

Forma di sacrificio praticata nell’antichità, specialmente nella religione greca e in quella ebraica, in cui la vittima veniva interamente bruciata. Presso gli Ebrei l’ōlāh, istituito, secondo la tradizione, da Mosè, rappresentava la più completa espressione del culto offerto a Dio e consisteva nel bruciare interamente la vittima sull’altare dopo l’immolazione (perciò il termine ebraico fu tradotto nella Settanta con ὁλοκαύτωσις o e nella Vulgata con – holocaustum), senza riservarne alcune parti per usi rituali, e dopo averne versato il sangue attorno all’altare stesso. La vittima poteva essere il toro o il vitello, l’agnello o il montone, il capretto o il capro, sempre di sesso maschile, e tra gli uccelli, la tortora e il colombo, e doveva restare sull’altare tutta la notte, fino alla mattina.

Nell’antica religione greca l’o. si distingue nettamente dal tipo comune del sacrificio offerto agli dei, fondandosi sulla norma particolare che escludeva la partecipazione del sacrificante alla consumazione della vittima, per preservarlo dal contatto con il destinatario del sacrificio.

Con il termine o. si indica la persecuzione e lo sterminio totale degli Ebrei da parte del regime nazista (➔ shoah).

da “Il Post”

Cos’è il Binario 21

Il luogo da cui partirono le deportazioni naziste verso i campi di concentramento è diventato un memoriale visitabile, all’interno della Stazione Centrale

Tra il 1943 e il 1945, dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano partirono ventitré treni diretti ad Auschwitz e ad altri campi di concentramento. Nei vagoni, originariamente destinati al trasporto postale, vennero stipate migliaia di persone perseguitate dagli occupanti nazifascisti: erano soprattutto ebrei, ma anche partigiani e dissidenti politici. Oggi quel binario ospita il Memoriale della Shoah.

La sua posizione nascosta, al di sotto del manto stradale, permetteva all’esercito di eseguire nella maniera più discreta possibile i trasporti in loco e le partenze. I prigionieri venivano obbligati a salire su un carro che, grazie a un ascensore montavagoni, li portava al binario all’aria aperta. Lì, una volta agganciati al carro locomotore, i vagoni potevano partire.

Nel 1943 il Binario 21, fino ad allora utilizzato dai treni del servizio postale, fu convertito nella stazione di partenza dei perseguitati religiosi e politici chiusi nel carcere cittadino di San Vittore. Il comando nazista locale, agli ordini del Capitano della Gestapo (la polizia segreta nazista) Theodor Saevecke, a cui sottostavano anche le bande fasciste della città, definì varie destinazioni per i prigionieri, applicando spesso la divisione tra ebrei e non ebrei: per i carri che trasportavano esclusivamente prigionieri ebrei la meta era sempre Auschwitz, o comunque un altro campo di sterminio; ma a volte l’itinerario prevedeva delle tappe intermedie presso uno dei tre campi di transito italiani prescelti, ossia quelli di Bolzano, Verona e Fossoli in Emilia (quest’ultimo era anche una meta finale per altri treni, perché fungeva a sua volta da campo di concentramento). Per gli altri deportati, l’arrivo più frequentemente scelto dagli occupanti era il campo di concentramento di Mathausen-Gulsen in Austria, e secondariamente quelli di Fossoli e Bergen-Belsen in Germania.

Per via della segretezza e della portata delle operazioni, non è stato possibile ricostruire il numero preciso dei deportati che partirono dal Binario 21. Sappiamo che di tutti i viaggi che si susseguirono fino alla Liberazione nel 1945, il più impressionante e disumano fu quello che lasciò la stazione il 30 gennaio 1944, quando la soluzione finale era a pieno regime. Nei vagoni vennero stipati 605 cittadini italiani di famiglia ebrea. Il giorno stesso in cui raggiunsero il lager di Auschwitz-Birkenau, 477 di loro vennero uccisi nelle camere a gas. Gli altri 128 vennero immessi nel campo di concentramento. Di questi sopravvissero 14 uomini e 8 donne. Tra loro c’era anche Liliana Segre, che il 19 gennaio 2018, in occasione del settantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali, è stata nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Mattarella.

L’area ospita anche un Muro dei Nomi, che riporta l’identità di tutti i “passeggeri” conosciuti, una biblioteca, un auditorium e altri spazi. Il proposito di chi ha voluto e finanziato il progetto era che il Memoriale non fosse un museo, ma un luogo di riflessione sulle persecuzioni e sull’indifferenza che ne permise l’attuazione, coerentemente con quanto affermato dallo Yad Vashem (l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah d’Israele): “Nella tradizione ebraica l’ordine di ricordare è categorico”.

da “Berlin.de”

Monumento alla memoria delle vittime dell’olocausto

Il monumento che commemora gli ebrei vittime del genocidio nazista si trova nel quartiere di Mitte, lungo una sezione di quella che un tempo era la terra di nessuno tra i due lati del Muro, poco lontano dalla Porta di Brandeburgo.

Impressionante nella sua grigia sobrietà, ospita anche un Centro Informazione sotterraneo (Ort der Information) sul lato sudorientale, accessibile con l’ascensore o scendendo due piani di scale.
Gli 800mq del Centro Informazioni sono il complemento all’opera monumentale. Qui è raccolta documentazione riguardante persone e famiglie vittime dell’olocausto – con testimonianze autentiche – e dati che permettono di comprendere meglio la vastità del genocidio, non solo in Germania ma in tutta Europa. Il Centro vuole rappresentare un punto di riferimento centrale per tutti i luoghi della memoria che si trovano sul territorio tedesco, come ad esempio l’iniziativa degli Stolpersteine (letteralmente “pietre per inciampare”): targhe commemorative d’ottone poste sul selciato di fronte alle case che furono l’ultimo domicilio degli ebrei deportati.
Ci sono voluti 17 anni perché il monumento fosse completato. Il 25 giugno 1999 il Bundestag approvò finalmente una risoluzione per realizzare un’opera celebrativa che ricordasse il genocidio degli ebrei in Europa a ma questa seguirono anni di discussioni. Il monumento fu terminato solo nel 2005. Il progetto vincente fu firmato dall’architetto statunitense Peter Eisenmann: 2711 blocchi rettangolari di calcestruzzo, sistemati a griglia in modo da sembrare sepolture.
Il monumento è aperto giorno e notte e i visitatori possono camminare liberamente al suo interno. È invece vietato arrampicarsi sulle stele, divieto mal tollerato da bambini e ragazzi. Il campo, nel suo insieme, sembra un labirinto di blocchi di altezze e dimensioni diverse, scenario ideale per una silenziosa riflessione.

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