La Cirneca, di Marcello Mussolin
Avevo già scritto questo “pezzo” quando sui miei profili social sono arrivati tanti articoli o racconti sulla Inquisizione, flagello spagnolo tristemente noto anche da noi, di cui abbiamo ancor vivido ricordo nelle carceri dello Steri oggi richiamo turistico.
Ovviamente mi sono fermato, attendendo, invero, un momento più propizio, ma non senza domandarmi cosa porta così tante persone ad interrogarsi su questa triste pagina di storia e sulla violenza esercitata su deboli, indifesi, liberi pensatori, fedeli di altre religioni, stranieri e così via.
Probabilmente il momento storico (e politico) che stiamo vivendo ci riporta, e di molto, al pensiero della Santa Inquisizione: giudici che decidono, sulla scorta di un malinteso senso di “legalità”, di togliere un genitore ai bambini, negando loro che chi li ha cresciuti possa considerarsi giuridicamente mamma e cancellandone il cognome, donne stuprate cui viene chiesto, invece che “Chi ti ha fatto questo?”, “Ma tu com’eri vestita?”, omicidi delle loro compagne cui viene riconosciuto l’agire in delirio di gelosia e pertanto assolti. Tralascio altre considerazioni su migranti, homeless etc…
La nuova inquisizione impone nuove restrizioni per rendere l’essere umano innocuo, docile e sottomesso, con la conseguenza che il dibattito e la creatività vengono soffocati e pensieri e azioni vengono uniformati a uno stile di vita ritenuto accettabile da alcuni. Non è la verità che conta, ma ciò che si riesce a far sembrare vero.
E quasi sempre a pagarne le conseguenze sono le donne.
La violenza dell’uomo sulla donna non è un fenomeno contingente o occasionale, ma una costante storica e culturale, che affonda le sue radici in una visione patriarcale e gerarchica del mondo. Non si manifesta solo attraverso atti di brutalità o sopruso, ma attraverso una logica di dominazione e sottomissione che ha limitato la libertà, la dignità e le potenzialità delle donne in ogni tempo e in ogni luogo.
Una testimonianza drammatica di questa violenza è quella della Inquisizione nel Medioevo, che ha inflitto sofferenze, torture e morte a migliaia di donne ree – a giudizio degli inquisitori – di stregoneria, eresia o dissolutezza.
Di tali efferatezze, perpetrate in numero enorme anche nella nostra terra, abbiamo notizie storiche precise: Il registro dell’Inquisizione siciliana è – infatti – un documento che contiene informazioni sulle attività dell’Inquisizione in Sicilia dal 1487 al 1732. Il registro, diviso in quattro parti è pubblicato online
I volumi contengono notizie sui condannati e sulle loro sentenze.
“Rilassati”, secondo i registri, sono i condannati “rilasciati”, cioè consegnati, al “braccio secolare”, vale a dire alla giustizia civile per l’esecuzione della sentenza pronunciata dagli inquisitori. il più delle volte si trattava di ebrei (e in misura minore protestanti o maomettani) costretti alla conversione al cattolicesimo, che seguitavano in segreto a seguire i precetti della loro fede.
O donne, accusate di stregoneria.
“Rilassati in statua” vuole dire bruciati in effigie. “Rilassati in persona” significa bruciati vivi.
Al numero 146 del secondo volume due sole, sintetiche righe:
Militello. Francesca Buccheri alias Cirneca, neofita giudaizante, essendo stata rilassata in statua come assente fuggitiva a 30 settembre 1527, poi per sentenza a 14 luglio 1529 fu rilassata in persona.
…
Era una giornata calda e afosa a Militello in Val di Noto (*), quel 14 luglio del 1529.
Francesca camminava per le strade strette e tortuose della città, il suo abito leggero che si muoveva al ritmo dei suoi passi decisi. Era una donna forte e coraggiosa, con gli occhi scuri e profondi che brillavano di determinazione. I suoi capelli neri erano raccolti in una treccia che le cadeva sulla schiena, e il suo viso era segnato dalle avversità che aveva dovuto affrontare.
Per tutti era “la Cirneca”, figlia del deserto, fiera come una belva.
Francesca era una criptogiudea e devota alla sua fede. Vani i tentativi di farla abiurare: non aveva paura di continuare a professare la sua religione, anche se questo significava mettere a rischio la propria vita. Ma in un’epoca in cui l’Inquisizione cercava di reprimere ogni forma di dissenso religioso, la vita di Francesca era costantemente in pericolo.
Quel giorno, Francesca fu fermata da un gruppo di uomini vestiti di nero. Erano alti e imponenti, con i volti coperti da cappucci che nascondevano i loro occhi freddi e calcolatori.
La trascinarono davanti al tribunale dell’Inquisizione e la sottoposero a un processo frettoloso, ingiusto e crudele.
Francesca Buccheri, siete stata accusata d’eresia e di fellonia contro la Santa Madre Chiesa. Come vi difendete?
Non ho nulla da difendere. Sono innocente. La mia fede è pura e sincera come il cuore di un bambino.
La vostra fede è in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa. Sappiamo chi siete, giudea!, e come tale siete colpevole d’eresia e di fellonia.
La mia fede è una questione personale tra me e Dio. Non ho mai cercato di convincere gli altri a seguirmi o di mettere in discussione gli insegnamenti della Chiesa.
Ma avete praticato la vostra fede in segreto, nascondendovi dalle autorità come un ladro nella notte.
L’ho fatto per proteggere me stessa e la mia famiglia. Non importa dove si prega, Dio riceverà lo stesso le mie parole.
La vostra scelta vi ha condannata. Siete colpevole d’eresia e di fellonia e come tale dovete essere punita con la massima severità.
La mia coscienza è pulita. Ho sempre agito secondo la mia fede e non mi pentirò mai delle mie scelte, anche se questo dovesse costarmi la vita.
Se un condannato non mostrava segni di pentimento o era stato precedentemente condannato dall’Inquisizione, era destinato a essere giustiziato sul rogo. Tuttavia, aveva ancora l’opportunità di pentirsi fino all’ultimo momento, a meno che non fosse un relapso. In questo caso, come gesto di clemenza, veniva prima strangolato o decapitato prima di essere bruciato.
Francesca non si pentì: fu condannata ad essere bruciata viva sul rogo
Le rasarono i capelli, fu vestita con i sanbenitos – le immagini sulle vesti indicavano la pena a cui era stata condannata – e portata in processione davanti al pubblico assiepato che, al cospetto delle autorità ecclesiastiche e civili, per timore, ignoranza o malintesa fede urlava ed applaudiva.
Mentre le fiamme la avvolgevano, Francesca rimase forte e ferma nella sua fede. Non un lamento, ma un solo grido: Shema Yisrael Adonai Eloheinu Adonai Echad. Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno.
Non aggiungo altri commenti, se non quello del mio “caro” Guccini:
Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello. Eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento.
Tra guerre, omicidi, deliranti femminicidi la speranza sembra svanire. Ma questa è una storia di riscatto: la vicenda Francesca Buccheri “la Cirneca” – e di tante come lei – è ancora oggi un esempio di coraggio e determinazione di fronte all’oppressione, simbolo della lotta per la libertà religiosa e la tolleranza.
Libertà e tolleranza.
marcello mussolin
(*) oggi Militello in Val di Catania.