Ofelia dorme, ovvero i fiori parlano – Marcello Mussolin

Condividi

Non so perché ho pensato ad Ofelia. 

L’ho in testa da qualche tempo, soprattutto mi sovviene quel quadro meraviglioso che si trova a Catania, al Castello Ursino. Ofelia la pazza, la chiamano.

Mario Rapisardi ne ha reso immortale lo sguardo. Bello bello. 

Marcello Mussolin per Palermo Felicissima (quadro di Mario Rapisardi)

C’è anche quello (il quadro intendo, ogni tanto mi dimentico i soggetti) di John Everett Millais, attualmente alla Tate di Londra (e così vi ho detto pure che sono stato a Londra. Insomma, non ci vado solo per l’arte, ma ci abita mio figlio e quindi “mi tocca”)

Allora ho pensato di disegnarla – Ofelia, dico – anch’io. 

Tanto, e qui si aprirà una discussione alla quale, però, mi sottraggo volentieri, fa tutto un programmino basato sulla cosiddetta “Intelligenza Artificiale”, che secondo l’altro Marcello tanto intelligente non è – l’intelligenza artificiale, non Marcello – e che mi permette di aggiustare il tiro se vedo degli errori marchiani, come le mani con dieci dita o braccia peggio della dea Kalì oppure un occhio che guarda Cristo e l’altro San Giovanni ed altre amenità del genere. 

Dico disegnare a ragion veduta, “datosi” che conosco i miei polli e mi arrocco in difesa. 

Perché Ofelia, dunque? 

Ofelia – dicono i sacri testi dei motori di ricerca – è una delle figure più poetiche e tragiche della letteratura. 

La sua storia è legata a quella di Amleto, il principe di Danimarca che cerca di vendicare la morte del padre, ucciso dallo zio Claudio, che ha sposato la regina Gertrude. Ofelia è la figlia di Polonio, il consigliere di Claudio, e la sorella di Laerte, un giovane cavaliere. Ofelia ama Amleto, ma il suo amore non è corrisposto. 

Lo so che fa confondere, ma continuate a leggere che fra poco finisce. 

Amleto, infatti, è tormentato dal dubbio – to be or not to be – e dalla follia, e rifiuta Ofelia con parole crudeli e gesti violenti. 

Ofelia obbedisce al padre e al fratello, che le vietano di frequentare Amleto, perché lo ritengono un pazzo e un pericoloso rivale: si ritrova così sola e disperata, senza il sostegno di nessuno. La sua situazione peggiora quando Amleto uccide Polonio, credendolo Claudio.

Ofelia perde la ragione e si abbandona a canti e discorsi senza senso, raccogliendo fiori e distribuendoli a caso. 

Marcello Mussolin per Palermo Felicissima

La sua fine è tragica: mentre si trova in riva a un fiume, cade in acqua e annega, forse volontariamente, forse accidentalmente. 

La sua morte scatena la vendetta di Laerte, che sfida Amleto a duello, ma finisce per ucciderlo e morire insieme a lui.

Ecco, il quadro di John Everett Millais, che chiameremo JEM, ammè me piace assai. Infatti, Rapisardi non me ne vorrà, ho scelto il suo come ispirazione. E l’ho pure riempito di fiori, come l’originale. 

Scherzi a parte, I fiori di Ofelia sono elementi simbolici che arricchiscono il significato del dipinto di JEM, ispirato alla tragedia di Shakespeare. 

Ogni fiore ha un suo linguaggio e una sua interpretazione, che si collega alla storia e al carattere di Ofelia: 

Le margherite sono il fiore della purezza, dell’innocenza, della fanciullezza. Ofelia le distribuisce ai presenti nella scena della sua pazzia, e le usa anche per intrecciare le sue ghirlande. 

Le viole del pensiero sono il fiore dell’amore non corrisposto, del ricordo, della malinconia. Ofelia le cita nel suo canto, dicendo che sono appassite con la morte del padre. 

Le rose sono il fiore dell’amore, della passione, della bellezza. La ragazza ne riceve una da Amleto, ma poi la restituisce quando lui la rifiuta. Nell’opera di Shakespeare, Laerte chiama la sorella “rosa di maggio” .

I ranuncoli sono il fiore dell’ingratitudine e della puerilità. Ofelia li usa per adornare le sue ghirlande, ma anche per esprimere il suo risentimento verso Amleto, che l’ha abbandonata. 

Le ortiche sono il fiore del dolore, della delusione, della perdita. Ofelia le raccoglie insieme agli altri fiori, mostrando la sua confusione mentale. 

Le fritillarie – nome che sinceramente è la prima volta che sento – sono il fiore della passione e del martirio. Hanno un colore violaceo e sono chiamate anche “dita di morte” dalle vergini. Sono ricordate nel canto funebre della donna. . 

Marcello Mussolin per Palermo Felicissima

Ora, spiegare ad un algoritmo tutte queste cose non è stato facile. Inoltre volevo che Ofelia apparisse bella, com’era, e finalmente serena.

Gli ho suggerito “Ofelia dorme”.

Ed insomma, spero di esserci riuscito. Con l’occasione vi ho raccontato pure l’Amleto che male non fa. 

Tanti fiori freschi. 

p.s. al cinema di Ofelia ce ne sono state millemila. Come modello mi è piaciuta Daisi Ridley dalla rossa criniera. 

p.s.2 E’ inutile cercare un senso a questa storia, perché un senso non ce l’ha (l’ho già sentita questa, ma dove?)  

(tutti i “disegni” e la foto dell’Ofelia del Rapisardi di Castello Ursino sono miei)

To be, or not to be, that is the question:
Whether ‘tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune,
Or to take arms against a sea of troubles,
And by opposing end them? To die, to sleep…
No more, and by a sleep to say we end
The heartache and the thousand natural shocks
That flesh is heir to: ‘tis a consummation
Devoutly to be wished. To die, to sleep.
To sleep, perchance to dream.

Lascia un commento

Eventi in programma