Le parole sono un potentissimo veicolo con il quale si trasmettono valori, pensieri e messaggi

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Alla luce dei cambiamenti, delle novità e dell’evoluzione di oggi mi pongo un quesito del quale vorrei sapere la vostra opinione.

L’argomento in questione è relativo all’uso della proprietà linguistica del nostro gergo sia parlato che scritto.

Ne scrivo non per ironizzare ma proprio per capire.

Come in tutti i campi l’innovazione ha trovato margine nei modi di dire e nell’uso comune del parlato.

La prima domanda che mi faccio e che vi rivolgo è questa: perché la nostra modernità, il nostro essere al passo con i tempi spesso ci omologa?

Mi sembra che nell’evolverci abbiamo un po’ perso la nostra identità, il nostro essere unici.

Torno sul punto del linguaggio.

Ciclicamente vengono inseriti modi dire o storpiature linguistiche di cui tutti ci appropriamo e li inseriamo sia nel parlato che nello scritto.

Lo facciamo più per uso comune e non perché ci piacciano veramente. Appunto non riflettiamo e ci omologhiamo senza alcun ragionamento.

Sicuramente la velocità della vita, i social e la disattenzione ci portano a “copiare” i nostri simili.

Per essere più precisa passerei a degli esempi.

“Piuttosto che”: si tratta di un sinonimo di anziché ed esprime la preferenza nei confronti di un elemento rispetto ad un altro. Spesso invece viene usato con il significato di oppure.

“Ci sta” significato: va bene, può andare bene, è sufficiente, basta. Lo usiamo anche come rafforzativo di una frase detta da altri con un sottinteso senso di complicità

“Di cosa stiamo parlando”: dovrebbe essere una domanda invece è diventata un modo di interloquire per dire è evidente.

“Attimino”(grrrr) non mi sento di commentare.

2024 “Venti-ventiquattro” anche questo modo di dire nella lingua parlata, mi sovviene solo una domanda perché?

Potrei continuare ma non lo trovo utile.

Attendo un vostro riscontro per cercare di capire ciò che io non comprendo.

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