U Cuncutrigghiu ‘ra Vucciria, di Riccardo Quadrio
U Cuncutrigghiu ‘ra Vucciria
Se dovessero chiedermi la traduzione di esotici esseri quali – per citarne alcuni – l’alce, l’opossum, la gazzella o l’iguana, mi troverei in serie difficoltà; ma, quanto al coccodrillo, posso affermare con certezza che, in palermitano, il suo nome è “cuncutrigghiu”.
Il più famoso coccodrillo palermitano è “u cuncutrigghiu ra Vuccirìa”, esemplare impagliato e da anni appeso al soffitto di una vecchia drogheria del mercato della Vucciria, in via Argenteria.
Il poeta monrealese Antonio Veneziano (1543 – 1593) cantava così:”Traggo origine dal Nilo e il nome dal Papiro: ed io ch’ero stato onda del mare, ora son corso d’acqua terrestre”.
Da detti versi ne derivò (con la compiacenza del Senato Palermitano, sempre a caccia di illustri radici) che esistesse un misterioso collegamento fra il fiume Papireto e il fiume Nilo: poiché nel fiume palermitano crescevano sul serio i papiri, era naturale che dovessero esserci anche i coccodrilli… (Lapalissiano, no?)
Lo storico Vincenzo Di Giovanni (1550 – 1627), nel suo “Palermo Restaurato”, ci racconta che “…in questa palude vi si trovò un coccodrillo il quale è oggi (1612) nella Commenda di San Giovanni…”.
Il patriota Gaspare Palermo, nel XVIII secolo, conferma “che un coccodrillo impagliato era appeso, nei pressi della Chiesa di San Giovanni alla Guilla, alla volta dell’ingresso del cortile adiacente…”
In realtà, a Palermo i coccodrilli vivi non ci sono mai stati: l’antropologo Giuseppe Pitrè (1841 – 1916) ci fa osservare che quasi tutte le drogherie dello storico mercato palermitano avevano un loro “arsenale aromatico, che non di raro si completava con un coccodrillo o con un serpente impagliato o, come volgarmente si dice imbalsamato”…
(p.s. Cuncutrigghiu ‘ra Vucciria, mi spiace per la malafine che facesti; ma sappi che il tuo sacrificio vano non fu: valse a darci la consapevolezza che, noi Palermitani, non solo discendiamo dai Fenici, ma pure dei Faraoni!!)
Riccardo Quadrio