ARANCINA o arancino? di Riccardo Quadrio
ARANCINA o arancino?
Felicissimi Amici, mi appare superfluo farvi rilevare che ogni qualvolta si accenna, anche solo inavvertitamente, alla preparazione culinaria in oggetto, le due anime dell’isola si dividono circa il nome corretto da attribuire alla stessa.
Recenti pareri propendevano per il termine arancino, basandosi sul fatto che la specialità gastronomica in parola viene citata non prima del 1857, nel “Dizionario siciliano-italiano” di Giuseppe Biundi (primo dizionario siciliano), che registra la forma arancinu, che viene descritto come “una vivanda dolce di riso fatta alla forma della melarancia”.
L’Accademia della Crusca, invece, considera valide entrambe le forme, ritenendo che sia possibile dire sia arancino che arancina.
Pur nell’ossequio dell’autorevole e salomonico parere espresso dalla sopraccitata Accademia, non posso che osservare che la storia depone inequivocabilmente dalla nostra parte.
L’arancina siciliana è un piatto di derivazione araba, risalente al periodo della dominazione saracena in Sicilia (827 – 1061): i saraceni avevano l’abitudine, durante i banchetti, di disporre al centro della tavola un ricco vassoio di riso aromatizzato allo zafferano, che veniva condito con verdure e carne d’agnello e appallottolato con le mani; questa pallina di riso, morfologicamente e cromaticamente, non poteva che indurre all’immagine di una piccola arancia (“nāranj”, in arabo).
I saraceni arrivarono in Sicilia agli inizi del IX secolo, espandendosi prima nella parte occidentale dell’isola: nell’anno 827 sbarcarono a Mazara del Vallo, nell’ 831 conquistarono Palermo, nell’ 837 Enna; nell’ 841, quando tutta la Sicilia occidentale era già in mano araba, cominciarono ad occuparsi della Sicilia orientale; Siracusa cadde nell’ 878, Taormina e Rometta, rispettivamente, nel 902 e nel 965.
Pertanto, che l’arancina fosse nota prima ai mazaresi e subito dopo ai palermitani è indubbio, a meno che gli arabi non avessero deciso di restare digiuni dall’827 all’ 841, per poter poi finalmente condividere detta leccornìa con il popolo della Sicilia orientale…
Ulteriore dettaglio che depone a nostro favore: i saraceni gustavano quella palla di riso farcita di carne e verdure sopra descritta semplicemente modellandola con le mani; l’uso della panatura e successiva frittura pare che sia merito di un cuoco alla corte di Federico II, che ideò questo stratagemma culinario per consentire al suo sovrano, che amava quella araba “palla di riso”, di potersela portare appresso durante le battute di caccia, quale spuntino.
(n.d.r.: un precursore dello street food… ma vero Stupor Mundi, era!)
Orbene, mi pare di ricordare che Federico II dimorasse a Palermo, dalle parti dell’attuale Piazza Indipendenza, e non in via Etnea…
Infine, ma non da ultimo, rilevo: il Biundi (nato a Palermo nel 1822, e scomparso in data incerta) nel suo “Dizionario”, parla di “arancinu” specificando che trattasi di una “vivanda DOLCE di riso fatta…”
Tutto ciò premesso, e lasciando – democraticamente – la piena libertà di battezzare come meglio si crede una palla di riso ripiena di marmellata di ribes, di crema chantilly o di panettone ridotto pizzudda-pizzudda e assamarato nel latte, siamo padroni – democraticamente – di chiamarla “arancina”, così come diciamo noialtri?
Leggi pure:
e gli altri articoli di Riccardo:
http://www.palermofelicissima.it/2018/04/26/lagnusia-di-riccardo-quadrio/
http://www.palermofelicissima.it/2018/04/18/1625/
Arancina o arancino ?
(foto di copertina da “Visit Sicily”. Foto dell’articolo Marcello Mussolìn)
I Cinesi conoscevano l’arancina (in ‘A’) molto tempo prima di Marco Polo.
Si chiamava e si chiama Palla di Riso ed è fritta, come piace a me.
Nell’anno 300 D.C. la legione Romana del console Lucio in fuga da Tiberio fonda la città di Regum in Cina, oggi Liqian o Lǐ-Chien (骊靬). Non so il cinese: l’ho copiato.
La fuga è consentita grazie alla Via della Seta (in cinese: 絲綢之路T, 丝绸之路S) che si sviluppava per circa 8.000 km, costituita da itinerari terrestri, marittimi e fluviali lungo i quali nell’antichità si erano snodati i commerci tra l’impero cinese e quello romano.
Ma ci transitavano tutti, cioè proprio tutti: i Fenici, gli Egizi, i Greci, gli Arabi, gli Ebrei…
Furono questi a portare l’arancina-in-cina o l’arancina viene dalla Cina? Certo, i popoli orientali usavano riso e frittura a volontà e a comegghiè. Sarei anche propenso per quest’ultima visto che la civiltà Cinese e Giapponese sono mooolto più antiche della nostra.
L’anno scorso, rimasi stupito quando, nella Sala Giapponese del British Museum di Londra, vidi esposto il cronogramma della civiltà Giapponese: Mizzica!!! La loro civiltà parte dal 30.000 (TRENTAMILA, scusi) avanti Cristo, e forgiavano le spade Katana quando noi graffitavamo le grotte dell’Adddaura o di Cro-Magnon. Sono più vecchi, è inutile.
Aneddoto:
Mi trovavo al Bar di Piazza Ignazio Florio di primamattina a prendere il caffè e vedo entrare due tizi “rustici” ma simpatici, 30enni sui 130 chili. Uno dei due, ordinata una caldissima arancina (sempre rigorosamente in ‘A’) con carne, mi si avvicina chiedendomi di accostarsi allo zucchero. Apre delicatamente l’arancina, la riempie con diverse bustine di zucchero, un quadratino di cioccolata e la richiude con cura.
Mi dico: la darà all’amico per fargli uno scherzo. Macchè: sotto i miei occhi stupiti inizia a gustarsela con delizia!
(Io per curiosità l’ho provata senza cioccolata, ed è buona).
Arancina dolce con carne e cioccolata. Questa gli Arabi ce l’avevano?