Palermo, città della bellezza e dell’accoglienza. Paola Pace La Pegna.
Palermo, città della bellezza e dell’accoglienza. Paola Pace La Pegna.
Ieri sono andata a passeggiare per il centro più bello del mondo (chi mi conosce sa che adoro gironzolare per vie, viuzze e vicoletti della nostra città vecchia, e che riesco sempre a trovare nuovi motivi di entusiasmo..) e ne ho approfittato per vedere l’installazione di Giovanni De Gara per il Comune di di Palermo, città dai mille difetti, ma di cui certo non possiamo mettere in dubbio il ‘senso di accoglienza’…
Dicevo che sono andata a vedere ( e fotografare) le novelle ‘porte d’oro’ di Palazzo Delle Aquile, cioè il portone rivestito dalle luccicanti ‘coperte dei migranti’, i teli termici dove si avvolgono quei poveri disgraziati che rischiano la vita per sfuggire alla morte…
Da lì, giusto per restare in tema, son passata in quella che io considero la più bella piazza della nostra città, nulla togliendo a quelle antistanti i nostri ‘Teatri più belli del mondo’, e quella Piazza Pretoria, che, complice la ‘Fontana Delle Vergogne’, sicuramente, a livello turistico ruba la scena alla mia beniamina, l’adiacente Piazza Bellini..
Se dovessi indicare un luogo cittadino che a mio modestissimo parere rappresenti il senso della multietnicità, e dell’accoglienza palermitana, sicuramente nominerei questa piazza, posta alle spalle del municipio, dove da secoli convivono in armonia 3 tra le chiese più belle, ma soprattutto più diverse della citta:
La Splendida S. Caterina d’Alessandria, del tardo ‘500, scrigno di Rococò e Barocco siciliano, che ha un entrata anche su Piazza Pretoria
S. Maria dell’Ammiraglio, gioiello bizantino datato intorno al 1100, la chiesa per eccellenza dei palermitani, quella che, se devi consigliare un itinerario ad un turista, immancabilmente dici “….non puoi lasciare Palermo senza aver visto ‘La Martorana’..”, perché così la conosciamo noi ..
E poi, la mia preferita, la Chiesa di S. Cataldo, Davide tra le due Golia, perfetta fusione di stili tra il bizantino e l’arabo normanno, chiesa iniziata nel 1154 ed edificata in appena 6 anni, e se pensiamo che oggi un anno serve solo a ‘cominciare a pensare a come demolire un ponte’, fatte le dovute, sacrosante differenze, tanto di cappello agli architetti ed ai ‘mastri’ dell’ epoca..
Se poi, a questi tre edifici, aggiungiamo il Teatro Bellini, ed il retro del nostro municipio, ecco che troviamo il sacro ed il profano della città convivere civilmente da secoli, senza ‘se’ e senza ‘ma’.
Oltretutto, girando l’angolo di Palazzo Pretorio, ieri sera, ho avuto la sorpresa di trovare, al centro della piazza, un bellissimo abete illuminato, certamente meno pretenzioso del suo fratello maggiore posto davanti il Politeama, ma che riusciva a rendere l’atmosfera calda e morbida..
Morbida perché, avvicinandomi, ho visto ai piedi dell albero, quasi nascosti nel chiaroscuro del pomeriggio invernale, due cucciolotti randagi che dormivano, l’uno accanto all’altro, per regalarsi calore, incuranti del rumore e del movimento intorno a loro…
Sotto Natale ancora più bella, la mia piazza preferita…
Paola