Giovedì Santo, di Maria La Bianca
Attraversavamo la grande via in gruppo per arrivare a Piazza Sant’Anna.
Memoria di sepolcri infiorati e profumo d’incenso, candele accese.
Brusio di voci dalla strada piena e risa appena soffocate.
Appena più in là un bicchiere in mano e il volume alto della musica.
La notte viveva in riti appaiati e mescolati da uno sconfinamento per curiosità o giudizio.
Si scendeva a piedi e i vicoli raccoglievano devozione e segreti senza obbligo di convinzione.
Le porte aperte nascondevano l’invito, consolazione gratuita per un giorno.
L’inginocchiatoio separava e univa una molteplicità di intenti e sguardi di umanità da fermare in uno scatto.
Il giovedì è ancora presto per un sepolcro, deve ancora compiersi tutta la passione.
Dopo restavano chiuse le chiese nell’attesa.
Ma avevamo mosso i nostri passi, onorato il rito, mantenuto fede alla speranza di un altare che custodisce la vita, sacra o profana che sia.
E stasera che resteranno deserte ancora una volta le strade e le piazze, chiuse le porte rinnoverò la stessa fede in un sepolcro pulsante nel petto come un tabernacolo fiorito.