Marcello e la Pop… di marcello mussolìn.

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Il Marcello del titolo non sono io, è quell’altro, quello bravo. L’ingegnere.

Quello che se gli domandi quanto fa due più due è capace di impiantarti un sistema complicatissimo fatto di log, bit, app, squat, boom e ciak per dirti che fa 5.

Eccolo là, seduto davanti alla serie di Hollywood: Richard Gere, Sylvester Stallone, Madonna…. E pensa. “Il Pop è un fenomeno culturale assolutamente occidentale, maturato nelle condizioni di capitalismo e tecnologia della società industriale” (*)

Lui è bravo.

Io invece sono quello terra terra. Ma a me “la” pop piace… Ho cercato di spiegare agli amici che mi criticano che la Pop Art è una delle forme di arte più geniali che si siano sviluppate nel corso degli ultimi cento anni, ma niente: per loro è la lattina di coca cola “mascariata”  con la firma di tale Andy Warhol (si dice worol? Warol ? wor – inspira, pronuncia la acca – ol, Endi worHHHol. Così risolviamo anche questo dubbio amletico che non mi ha fatto dormire stanotte, complice Adria).

E l’ho capita perfino io.

Warhol non si è limitato a mettere la firma sulle lattine di coca cola, o a fare la copertina di sticky fingers con il pen.. il ca.. il coso di Mick Jagger in bella evidenza e la lampo in rilievo quale invito ad aprirla.

Molto riduttivo. Come riduttivo pensare solamente alla foto di Marilyn, quella celeberrima che tutti conosciamo, che tutti (o quasi) abbiamo avuto come poster nella nostra cameretta di adolescenti e che viene ripetuta ossessivamente nelle opere del nostro. Forse solo la foto di Che Guevara scattata da Alberto Korda è più famosa.

Che coppia: Marilyn e Che Guevara. Di che avrebbero potuto parlare ? Forse di fotografia, il Che era un bravo fotografo e Marilyn la donna più fotografata del mondo, a quei tempi. Non credo però che il guerrillero eroico sarebbe andato volentieri ai party di Hollywood. Lo immagino di più alla Factory di Andy, con Nico, Brian,  Mick, Lou.

Divago, al solito. E senza puntini di sospensione.

L’arte – ci insegna Warhol (ma anche Jasper Johns, Roy Lichtenstein, Peter Blake, Richard Hamilton e tutti gli altri )  – non può essere ghettizzata, è un patrimonio di tutti. La rappresentazione artistica diventa processo inverso. L’artista non orienta il fruitore verso il bello, l’estasi, il divino. Al contrario, viene orientato dalla scelte di mercato della gente comune.

E’ il momento del consumismo, del “Popular”, delle  masse che eleggono Marylin come icona, che vedono negli attori di Hollywood degli “eroi”. Roy Lichtenstein disegna “fumetti”, Rosenquist un cartellone pubblicitario con la faccia – allora – rassicurante di JFK, il presidente del sogno americano. Tutti devono avere l’immagine di Elvis e godere del pe… del ca.. del coso di Mick Jagger.

E  la Coca Cola, con tutte quelle bollicine….

Lo so che ad alcuni la pop art non piace. A molti. Dopo pochi anni dal suo esordio, la ripetitività dei soggetti, la meccanizzazione dell’arte, la ossessiva riproduzione del quotidiano produssero il  risultato di totale saturazione e di ricerca spasmodica di una “originalità” che ormai non c’era più.

E – giocoforza – la forza propulsiva della pop art si è interrotta.

Nico è morta, Andy pure. La factory svanita.

Ma non tutto è perduto: negli anni 2000 arriva il social. Il nuovo Andy Warhol è Mark Zuckerberg.

E ne racconteremo.

Marcello.

10 pensieri riguardo “Marcello e la Pop… di marcello mussolìn.

  • 16/12/2017 in 18:40
    Permalink

    Gentile Marcello , grazie davvero : articolo meditato , ricco di spunti di riflessione , rivelatori di una profonda analisi . Nel film “ WORDS and PICTURES “, di Fred Schepisi con Juliette Binoche e Clive Owen, due Professori , di Discipline artistiche e Letterarie , litigano ferocemente sul primato delle PAROLE rispetto all’ IMMAGINE o viceversa ; alla fine troveranno , in maniera sofferta , una felice , virtuosa SINTESI delle loro idee , piuttosto che un triste , mercantìle “ COMPROMESSO ”. Per quel poco che può valere il mio parere , ritengo che solo la MUSICA possa rivaleggiare coll’ IMMAGINE in termini di immediatezza : è altrettanto autoesplicativa ed evocativa , non necessita di alcuna didascalìa . L’ IMMAGINE è intrinsecamente SEGNO , intriso di SIGNIFICATO , perciò riveste una duplice valenza , semiotica e semantica . D’ altra parte , l’ ètimo greco stesso del termine “ FOTOGRAFIA “ è φωτόςγραϕία ⇆ ” SCRIVERE CON LA LUCE ” ; e si può , ( forse si deve ! ) , SCRIVERE per DE – SCRIVERE tutto … reiterando un’ IMAGO , come posto in atto da Andy Warhol , o dal “ MERCATO “ stesso in modo incontrollato , le s’ impone una metamorfosi , mutandola in ICONA .

    https://www.youtube.com/watch?v=0HGBu4-yrNo

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