La città che scorre, di Diego Merlo
Da un po’ di giorni mi arrovello, scrivo, cancello, riscrivo, insomma cerco le parole per fare lo spiritoso, o l’intellettuale, o entrambi, per introdurre gli scritti di un nostro amico che ama Palermo di un amore viscerale
Per questo suo amore gli avevo chiesto – veramente gliel’ho fatto chiedere dalla “morosa” che è una mia e vostra amica – di darci una mano e permetterci di condividere il suo sentimento, sperando che possa o voglia farlo. Però.
Però, il fatto è che lui, calatosi a pieno nello spirito della nostra Felicissima, è torinese, con l’accento torinese e l’aria torinese e sta a Palermo da soli 4 anni.
Già, io mi ero fatto una idea sui torinesi, sui milanesi, su quelli del nord in genere, ma certo non credevo che una “cose” come quelle che da ora in avanti ci darà da pubblicare potessero essere “partorite” da chi palermitano non è.
E quindi, non so cosa dire.
So solo che che sta seduto ad un tavolino al Borgo, un filo di fumo ed una Ceres. Ci guarda e sorride.
Grazie Diego, parlaci di noi.
(mm)
seduto lì
dove finisce la strada
ed inizia il mare.
alle spalle Porta Felice
a sinistra il porto.
la balena bianca sforna turisti
e li riprende
in un gioco infinito
giostra che morde. e fugge.
sento sciamare di bambini al prato
parole sommesse
di pescatori in pensione,
il traffico, lontano.
il cielo si fa grigio
gettandosi pigro al mare.
rollo una sigaretta
mentre salgo adagio
verso i Quattro Canti.
un fiato uno sguardo
le statue impudiche occhieggiano,
carrozze.
la città che scorre.
Diego Merlo
Bellissima poesia. Laconica e asciutta. Palermo con occhi diversi, descritta da un Torinese che ci vive.
Forse, con un occhio alle nevi piemontesi, ferme e immobili comunque, l’altro alla città che scorre, comunque.